Gli "attivencer", ovvero quegli attivisti che diventano influencer e sponsorizzano brand (parecchio) problematici
Sui social da tempo assistiamo alla trasformazione di personaggi nati come attivisti per i diritti sociali in influencer che collaborano, a pagamento of course, con aziende piuttosto problematiche
āNulla ĆØ gratis in questo mondo, se una cosa ve la vendono a due euro vuol dire che cāĆØ chi magari sta perdendo un braccio per quella cosa che tu compri a due euroā. Queste sono le parole di unāattivencer che nel 2023 si scagliava contro Temu, la popolare app cinese che vende articoli decisamente sottocosto e che da mesi sta letteralmente monopolizzando i social a colpi di collaborazioni paid con piccoli e grandi content creator.
Dodici mesi sono passati da quel video in cui la creator, molto attiva nel campo dei diritti sociali, si scagliava contro Temu. In dodici mesi molte cose sembrano essere cambiate a quanto pare, perchƩ a distanza di un anno ci ritroviamo quella stessa creator fare sponsorizzazioni proprio per quel Temu che tanto, a ragione, criticava. Ironico, no?
Se frequentate i social vi sarĆ di certo capitato nel corso del tempo di iniziare a seguire i profili di ragazzi e ragazze che pubblicano contenuti informativi oppure di vero e proprio attivismo sociale e di vederli nel tempo trasformarsi in veri e propri cartelloni pubblicitari con le gambe.
Non ci sarebbe nulla di male di per sĆ© se questāattivitĆ fosse svolta in maniera franca e coerente ma diventa tutto piuttosto borderline quando per soldi si parte dallāattivismo in campo sociale e si arriva a sponsorizzare brand piuttosto problematici che si fondano magari sullo sfruttamento dellāambiente o dei lavoratori o del lavoro minorile. Magari avendoli perfino pubblicamente criticati prima della collaborazione.
Qualche giorno fa, mentre cazzeggiavo allegramente su TikTok, mi ĆØ apparso un video di Zighi Camporese che esprimeva dubbi proprio su questo tipo di pratica ponendosi un āquesito etico moraleā.
āQualora io facessi attivismo in merito allo sfruttamento dei bambini in Africa e decidessi di capitalizzare la mia fama pubblicizzando una piattaforma cinese che vende prodotti che sono frutto dello sfruttamento di bambini dallāaltra parte del mondo, che cosa pensereste di me"?ā.
La domanda non ĆØ affatto banale e ha un riferimento ben preciso: proprio in questi giorni infatti la nota attivista di cui facevo menzione allāinizio, con un ampia fanbase da quasi 500mila follower su Tik Tok, ha intrapreso una collaborazione con Temu, unāazienda che non ĆØ certo conosciuta per essere un baluardo dei diritti dei lavoratori e il rispetto dellāambiente.
Camporese allarga poi la prospettiva esulando dal caso specifico e chiedendosi: āUn creator attivista può fare lāinfluencer e quindi pubblicizzare prodotti?ā. E anche questo quesito non ĆØ affatto banale e stimola una riflessione.
A Camporese io ho voluto dare il mio parere, ma il mio pensiero sulla questione credo sia abbastanza banale e trascurabile: credo non ci sia nulla di male nello sponsorizzare prodotti anche da parte di attivisti, molto spesso lāattivitĆ social ha un ritorno economico pari a zero ma con un costo in termini di tempo molto alto. Gli unici eventuali ritorni possono essere frutto di accordi di collaborazione, eventi, libri, podcast, cose del genere. Non tutti hanno la fortuna di riuscire però a farsi produrre un podcast - e la qui presente ĆØ un esempio - oppure di riuscire a farsi pubblicare un libro da qualche editore. Insomma, non trovo nulla di disdicevole nel provare ad avere un rientro in termini meramente economici. Anche gli attivisti vivono in un mondo governato dal capitalismo, ahimĆØ.
Ecco, però sarebbe fondamentale, per chi si pone come attivista che sfrutta i social per sensibilizzare le persone su precise tematiche, saper scegliere con chi collaborare. Perché un conto è collaborare con realtà benefiche oppure piccole aziende che magari supportano determinati valori e ideali (ma che li supportano veramente, non chi fa solo washing) e un altro conto è raccattare qualsiasi tipo di sponsorizzazione anche da parte di multinazionali che, insomma, non si fondano certo su grandi principi etici, anzi sono spesso proprio in netta antitesi rispetto ai valori e agli ideali di cui diciamo di farci portatori.
Banalmente, se domani doveste vedermi fare sponsorship con Temu, Shein, agenzie interinali, fuffaguru o aziende del genere fareste ben bene a cancellarmi. PerchĆ© significherebbe che per anni vi ho preso in giro per costruirmi una fanbase al solo fine di capitalizzare quei numeri in qualsiasi maniera e per qualsiasi cifra. Diverso sarebbe, per come la vedo io, se facessi collaborazioni con realtĆ no profit oppure se sponsorizzassi prodotti di piccole attivitĆ che promuovono, per davvero, i miei stessi valori (state sereni, ĆØ impossibile che accada finchĆ© sarò iscritta allāOrdine dei Giornalisti: per noi ĆØ assolutamente vietato fare qualsiasi tipo di pubblicitĆ , anche gratuitamente).
Ma se nel settembre 2023 dedichi un video a Temu dicendo, testualmente:
āSe una cosa ve la vendono a un centesimo ed ĆØ una cosa di marca significa che cāĆØ qualcosa di molto più oscuro dietro. Io vorrei che la mia pagina fosse seguita da persone che hanno la capacitĆ di ragionare sulle cose. Non fiondatevi su una cosa che vi dice che questo iPhone ĆØ gratis. Nulla ĆØ dato per nulla. Il gratis non esisteva neanche ai tempi della lira, figuriamoci oggi che alcune famiglie fanno fatica a mangiare o ad arrivare a fine mese. Cari giovani, vi prego, siate più astuti. Riflettete, ragionate sulle coseā.
E nel settembre 2024 fai pubblicitĆ a pagamento proprio per la stessa azienda oggetto delle tue legittime critiche cāĆØ qualcosa che non va.
Ora non farò il nome dellāattivista social che ha iniziato a collaborare con lāazienda cinese e che ora fa video su video e va in giro a fare interviste per sponsorizzare le offerte di questāapp. Non lo farò semplicemente per tre motivi: non ĆØ lāunica, ĆØ solo lāultima di una lunga serie, se volete capire di chi parlo basta fare una banale ricerca su TikTok e perchĆ© il rumore mediatico ĆØ esattamente ciò di cui questi attivencer si nutrono.
A me piacerebbe più che altro accendere un faro sullāipocrisia che spesso si annida dietro lāimmagine pura di moltissimi attivisti che nascono e crescono sui social facendosi portavoce di battaglie che stanno a cuore a molti di noi e che poi tradiscono i follower che li seguono e danno loro fiducia - e potere, soprattutto, non scordiamolo mai - vendendosi la fanbase al migliore offerente.
Difendersi dalla presa in giro ĆØ difficile perchĆ© inizialmente non ci sono segnali di allerta, questi nascono solo successivamente quando ormai la fiducia e i numeri sono conquistate. CāĆØ però sempre il modo di riportare queste persone con i piedi per terra: togliergli il follow e non interagire con i post nemmeno per far notare lāincongruenza. Lāindifferenza rimane sempre lāarma più efficace.
Ps. Anche a me ha contattato svariate volte Temu per proporre collaborazioni. Ho dovuto ghostarli e righostarli per quanto sono insistenti. Chiaramente non sapevano nemmeno chi fossi, che facessi, nĆ© hanno fatto alcuna ricerca per capire se potessi essere un target potenziale. Hanno dato unāocchiata solamente ai miei numeri e offerto collaborazioni a più riprese. Questo dovrebbe farvi capire una cosa: non siete speciali, sparano solo nel mucchio. PerchĆ© il mucchio dei grandi numeri ĆØ la loro linfa vitale.