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Ciao Charlotte,

stamattina ho letto il tuo libro.

Ero a Bologna in aula bunker, udienza fissata per le nove e trenta, decine di avvocati convocati tutti alla stessa ora. Precedenza ai detenuti, poi le videoudienze e infine i presenti. Sono stato chiamato alle 15.15. Sono ormai pratico di queste cose, e mi ero preso qualcosa da leggere … il tuo libro, che è interessante, prova ne sia che sento la necessità di fare alcune osservazioni.

Anzitutto anche chi non è schiavizzato da un datore di lavoro, anche chi non ha una finta P. IVA può trovarsi obbligato a buttare ore e ore (ho preso il treno stamattina alle 7.40, sono sceso al ritorno alle 16.46 …) per una attività che non sarà mai pagata per il suo reale ed effettivo impegno. Sarebbe bastato scaglionare le convocazioni, ma sarebbe stato poi troppo facile …

A me non è consentito, ma per quanto ho sentito in questi oltre sessanta anni a molti dipendenti casca il cacciavite (o la penna) allo scoccare della sesta o ottava ora. Un amico – ho anche amici così, in regioni molto polarizzate e sindacalizzate come la mia è frequente … - addirittura la teneva faticosamente al mattino per poterla fare (a spese del padrone) tranquillamente seduto nel bagno della fabbrica …

Sempre preliminarmente, una regola della comunicazione che ho appreso tempo chiede che per facilitare la comprensione le sigle vadano “sciolte” al loro primo comparire. Ho dovuto cercarmi su internet – non su Google, che come puoi desumere dal provider di posta che utilizzo non mi entusiasma – cosa significasse KPI, RAL, INAPP … Solo alla fine della lettura ho visto che prevedevi anche un glossario, dove però non c’erano proprio tutte.

Passando al merito, dici che è sconcertante vedere come i figli che in passato venivano bollati come fannulloni o choosy ora - da padri o nonni – rimproverano le stesse cose ai giovani… Non sarà che hanno maturato consapevolezze diverse ? E’ davvero impossibile cambiare idea e accettare di aver sbagliato ?

Parli con entusiasmo di fact-checking … ma le opinioni che hai riportato (Fabio, Margherita, Cristina …) non mi paiono rigorosamente fact-checked. Mi viene in mente l’impressionante numero di coloro che “non arrivano a fine mese”, secondo dati oggettivi quali … la loro personale percezione di cosa dovrebbero ancora ritrovarsi in tasca il 29 o il 30.

Poi ci sono quelli che partono lancia in resta per andare a guidare tram a Milano, pensando di portarsi dietro altre quattro o cinque persone, senza rendersi conto delle differenze nel costo della vita che TUTTI conoscono. Un po’ come quegli universitari fuori sede che reclamano studentati e stanze a buon mercato (da proprietari immobiliari cui la repubblica impone di accollarsi una buona fetta di welfare abitativo …) ignorando e trascurando le sedi universitarie costituite vicino casa (ho visto in tv cassinesi che disprezzano l’Unìversità di Cassino, ad esempio, e passano il tempo a Milano a sbucciare verdura per pagarsi la stanza nella capitale morale … lagnandosi di non poter studiare).

Il Fatto è sempre molto attento – come i 5S – all’onestà e al rispetto delle regole. Tema nobile: l’evasione fiscale. I cattivi sono sempre “gli autonomi”, “le big companies”, gli altri insomma. Ma le stagiste o altro che prendono 500 in bianco e 1000 in nero, restando così sottosoglia per la dichiarazione dei redditi ma entrosoglia per i dati sulla povertà, non sono consapevoli di frodare il fisco ?

E il whistleblowing, ci si aspetta sempre che lo facciano gli altri ?

Intanto queste/i sfruttati superano in scioltezza nelle graduatorie chi ha degli ISEE più alti dei loro…

Certo che c’è ben altro, come diceva il paladino del benaltrismo Gigino Di Maio.

Ma se non si comincia non si finisce, se non si parte non si arriva.

E tocca a tutti fare qualche passo.

O almeno dovrebbe.

V.G.

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Avatar di Tatiana

Non vedo l’ora di leggerlo!!

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