Siete davvero sicuri che il problema sia Michelle Comi?
I giornali ne scrivono e tutti si indignano. Un film già visto. E per farvi capire il problema vi farò un parallelo con i miei amati imprenditori che non trovano lavoratori.
Tutti parlano di Michelle Comi. Me compresa. “Oddio, Michelle Comi ha lanciato una raccolta fondi per rifarsi le tette”. E via di indignazione a palate, con tanto di testate nazionali che rilanciano la notizia allo scopo di attirare click e sfruttare l’indignazione di chi non ha minimamente compreso né il personaggio di Michelle né tantomeno la sua strategia di marketing.
Di testate che analizzano il fenomeno e provano a spiegarlo ce ne sono pochissime, la maggior parte si limita a solleticare i peggiori istinti dei propri lettori attraverso il clickbait. E attenzione, quelli immortalati nello screen sono solo una piccolissima parte delle decine di articoli dedicati alla vicenda usciti nelle ultime ore.
Da tempo Michelle imperversa sui social e in varie trasmissioni televisive e radiofoniche e ogni volta che la creator decide di fare un video o una qualsiasi dichiarazione si scatena il putiferio. Di uscite provocatorie ne ha collezionate moltissime, dalle prese in giro verso i meridionali, alle invettive contro il diritto di voto alle donne, passando per le svariate dichiarazioni sulla legittimità, anzi sulla necessità, per una donna di farsi mantenere dal proprio uomo. Michelle la svampita, Michelle l’ancella del patriarcato, Michelle la stupida.
Di giudizi sulla creator se ne sentono moltissimi e sono accumunati per la maggior parte da una caratteristica trasversale: la totale mancanza di comprensione del personaggio Comi. Perché Michelle Comi recita, mica è scema e svampita, anzi è geniale e più che intelligente e ha ben compreso come trasformare i giornali nel suo personale palcoscenico. Una Martina dell’Ombra dei giorni nostri, come la definii qualche mese fa ricordando proprio le similitudini con il troll più famoso di Facebook ai tempi d’oro.
Quelle di Michelle Comi altro non sono che provocazioni geniali e mai banali studiate proprio per far parlare di sé e diciamocela tutta: raggiunge l’obiettivo ogni santa volta. Ma è davvero tutto merito suo? Be’, in gran parte sicuramente sì ma c’è qualcuno che si può assolutamente definire artefice della sua notorietà e che, a ben guardare, opera in maniera molto più subdola di Michelle: il giornalismo italiano.
Proprio lo stesso giornalismo italiano che nel corso degli anni ha creato, gonfiato e idolatrato personaggi come Chiara Ferragni e Fedez descrivendone le gesta quotidiane a ogni story pubblicata o che da anni ingolfa il Web di articoli dedicati a qualsiasi cazzata diventi virale sull’Internet. Attenzione, qualsiasi cazzata, perché le cose serie che diventano virali tende a ignorarle. Chi vuol cogliere la mia di provocazione, la colga.
Se pensate che Michelle Comi o altri creator mediaticamente molto in hype sarebbero mai riusciti a ottenere la notorietà di cui stanno godendo senza il traino della stampa italiana a supporto, be’ vi sbagliate. I media mainstream sono ancora il maggior veicolo pubblicitario che esista.
Ma ora andiamo al punto focale della questione ma per arrivarci devo partire da una domanda: secondo voi Michelle Comi che apre una raccolta fondi per rifarsi le tette è una notizia, giornalisticamente parlando? La risposta è no, soprattutto se chi diffonde quella notizia ai propri lettori sa perfettamente - o almeno spero, perché altrimenti siamo messi male - che sta dando spazio a una manovra di marketing.
Michelle Comi che apre un Gofundme per rifarsi il seno è una di quelle non notizie di cui i giornali riempiono le pagine per scatenare facile indignazione con tanto di titoli furbetti al pari, ad esempio, del mitologico filone di cui lamentosi imprenditori che scrivono su Facebook di non trovare personale sono da anni i protagonisti. Non c’è alcuna differenza tra i due filoni, ma moltissime assonanze.
Esattamente come gli imprenditori piagnoni che, negli anni, notando come fosse facile farsi pubblicità in maniera completamente gratuita mettendo un post sui social per attirare il cronista affamato di fatterelli che poi scriverà - senza verificare una mazza - fiumi di parole sul poro ristoratore costretto a chiudere mezza giornata perché i giovani chiedono addirittura condizioni dignitose per lavorare, allo stesso modo Michelle ha capito perfettamente come attirare l’attenzione dei media e assicurarsi una copertura di tutto rispetto facendo pochissima fatica. Ogni santa volta.
E davvero voi pensate che il problema sia lei e non un giornalismo italiano che da anni, ormai, ha completamente abdicato al proprio ruolo e alla propria vocazione e continua a pensare di potersi sostenere riempiendo i propri lettori di notizie fuffa nella speranza di galleggiare grazie ai click?
Poi ci si domanda perché i giornali vendano sempre di meno e abbiano enormi problemi di sostenibilità e di reputazione agli occhi dei potenziali lettori. La risposta sta tutta in questi articoli. Perché il giornalismo vero costa ma gli editori hanno ben poca voglia di finanziarlo e di retribuire dignitosamente chi lo fa. Meglio ripiegare sul clickbait, con buona pace dei pochi lettori superstiti.
Non ho idea di chi sia, purtroppo ultimamente non leggo molto i giornali per mancanza di tempo: mi abbono a newsletter o approfondisco ciò che cattura il mio interesse. Detto ciò, mi sa che non sono messa poi così male se è questo che ci propone il giornalismo
Bellissimo articolo!
Sinceramente non ritengo Michelle Comi un esempio da manuale di marketing. È una donna che è stata molto brava (e gliene dò pienamente merito) ad aver consapevolmente scelto di "sfruttare" sé stessa e il suo corpo.
Stop.
È grande e vaccinata, maggiorenne, piace a un grande segmento di pubblico, è sicura di sé, molto abile nel valorizzare la propria immagine facendo leva sui bassi istinti di un popolo di caproni che si fanno abbindolare :)
È giustamente e ovviamente libera di fare ciò che desidera, ci mancherebbe altro. Ma da qui a portarla ad esempio come genio del marketing forse, mi sembra esagerato.