Sul Lago di Garda cercano 11mila camerieri: "2600 euro al mese lo stipendio": cosa non va ( e manca) nell'articolo del Corriere
Nuovo giorno, nuovo pianto degli stagionali. Ma in questo pezzo pubblicato dal Corriere del Veneto ci sono molte cose che non tornano.
L’estate è il mio periodo preferito dell’anno. Non solo perché sono un animale da caldo e sole torrido, un rettile praticamente, ma soprattutto perché da fine primavera e inizio settembre posso divertirmi a smontare tutti gli allarmi sulla mancanza di stagionali, in particolare nel settore del turismo e della ristorazione, che in questa stagione la stampa italiana ama diffondere un giorno sì e l’altro pure. Ovviamente senza mai porsi mezza domanda né controllare mezzo dettaglio delle dichiarazioni di imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria che poi vengono date in pasto ai lettori.
Questa narrazione è ormai così pervicacemente presente su media di ogni tipo da così tanti anni che è di fatto diventata un genere letterario a sé stante, a metà tra fantascienza e horror. Fantascienza perché racconta scenari che spesso esistono solamente nella testa degli intervistati e horror perché è un continuo esercizio di vilipendio alla professione, mancando pressoché sempre la fondamentale verifica dei fatti. E le domande giuste, santa pace.
Oggi è il turno di questo splendido articolo pubblicato dal Corriere del Veneto, che ci racconta della penuria di camerieri in zona Lago di Garda e che già nel titolo tiene a sottolineare che non mancano certo a causa dello stipendio o dello sfruttamento, questa narrazione è sbagliata. Ecco, essendo forse una delle principali animatrici di questa infausta narrazione, tanto da averci scritto un libro pieno di dati, testimonianze e rimandi alle norme - Gli italiani non hanno più voglia di lavorare (e hanno ragione) - Cairo Editore - vorrei fare una breve analisi delle affermazioni che leggo in questo articolo. Perché diciamo che leggo numerose inesattezze e fallacie argomentative.
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